Sabato 17 aprile 2021

“Custodire le nostre terre”

Intervento al convegno nazionale online - sabato 17 aprile 2021

«Siamo riuniti per tenere fede a quanto Papa Francesco ci ha indicato nella pietra angolare della riflessione sulla salvaguardia del creato, l’enciclica Laudato si’ quando ci ha invitati a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta in quel confronto che deve coinvolgerci tutti perché “la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti”.

Come ha scritto Francesco, la Terra “protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla”. La Terra che “geme e soffre le doglie del parto” afflitta dai sintomi di malattia del suolo, nell’acqua, dell’aria e negli esseri viventi.

La percezione della gravità ambientale è attualmente diffusa tra le popolazioni ma ancora sottovalutata anche perché qui in Italia non vediamo ancora l’applicazione da parte della classe politica di governo che pur si era impegnata ad adottare provvedimenti seri col Recovery fund. Se è vero però che il movimento ecologico mondiale ha scosso già molte coscienze e promosso innumerevoli iniziative a difesa del pianeta Terra, molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale si sono frenati di fronte al negazionismo dei potenti.

Abbiamo pertanto il dovere di smuovere le coscienze e di invitare i cattolici e tutta l’opinione pubblica a “prendere parte” a un movimento globale che abbia l’intento di essere strumento di Dio per la difesa della Sua opera: il Creato.

La mappa dei 78 siti inquinati del nostro Paese racconta un percorso che si snoda da Nord al Centro e al Sud, senza soluzione di continuità, un percorso fatto di abusi, di disprezzo per il bene comune e per la salute delle popolazioni: uno stillicidio di veleni, malattie, morti.

Gli anni che abbiamo alle spalle sono stati quelli dello sfruttamento delle risorse per mero arricchimento, in spregio del disastro ambientale e del danno sanitario che sarebbe stato consegnato a noi e ai nostri posteri.

Le voci di dissenso che per prime si alzavano dolenti sono state derise ed ignorate: oggi non è più così, finalmente!

Conosco bene la vicenda della Terra dei fuochi, l’impegno delle popolazioni e quello della Chiesa locale che non vogliamo lasciare sola per questo partecipiamo al Convegno delle terre dei fuochi con la Commissione Episcopale della Cei per i problemi sociali , il lavoro, la giustizia, la pace e la custodia del creato insieme alla Commissione Episcopale per  la Salute e la Carità.

Sono il vescovo di Taranto, condividiamo con la Terra dei fuochi la situazione drammatica che mette a repentaglio la salute, la vita e la dignità delle persone, in nome dell’ottimizzazione dei profitti e ignorando la difesa della vita e dell’ambiente.

Rinnovo da questa sede autorevole l’appello alla politica per l’attuazione di provvedimenti che garantiscano una continuità delle bonifiche e la definitiva attuazione della decarbonizzazione dello stabilimento in dialogo con le istituzioni locali e le forze vive del territorio: non è possibile che ogni cambio di governo si ricominci daccapo.

L’unica acciaieria a ciclo integrale alimentata dal carbone ancora in attività è quella di Taranto, urgono scelte coraggiose che investano risorse sulla produzione a forno elettrico e, contemporaneamente, la sottoscrizione di un accordo di programma per garantire il risanamento ambientale e la forza lavoro eccedente affinché venga riqualificata perché non un posto di lavoro sia perso. Questo a maggior ragione perché lo Stato attraverso Invitalia, pagando 400 milioni di €, è entrato direttamente nella gestione dell’acciaieria detenendo il 38% di quote azionarie e il 50% di diritti di voto della nuova società che si chiamerà Acciaierie d’Italia.

Ritorno ancora sulla la questione Taranto sulla necessità della Valutazione integrata del danno sanitario preventiva a garanzia della salute dei cittadini: è interesse prioritario sapere se e quanto i singoli inquinanti cancerogeni possano nuocere alla salute e all’ambiente a prescindere dei singoli limiti di legge.

E ritorno pure sulla necessità di dare continuità ai percorsi intrapresi senza che, ad ogni cambio di Governo, si riparta da zero come in un tragico gioco dell’oca. Ad esempio: per Taranto c’è un piano per la bonifica del Mare piccolo, che ne è stato? Come mai  si è fermato tutto?

Il tema affrontato oggi è molto vicino a quello della prossima Settimana sociale di Taranto, anche se in questo caso l’attenzione è focalizzata sulla Terra dei fuochi, una situazione drammatica che mette a repentaglio la vita delle persone e la custodia del Creato, a vantaggio della massimizzazione del profitto.

Servono risposte serie e urgenti alle problematiche ambientali, nella Terra dei fuochi come a Taranto,come nel centro Italia e nella Pianura Padana mentre c’è, purtroppo, una sottovalutazione di queste problematiche. E questo è grave: se non si cambia rotta nel 2050 i problemi saranno enormi e nel 2100 irrecuperabili.

Tutto è connesso: il cuore della Chiesa è vicino a ogni sofferenza con un impegno sia sul fronte della “denuncia” sia delle “proposte” e questo parte dalla Ecologia Integrale e dallo Sguardo Contemplativo di San Francesco d’Assisi raccomandati dalla Laudato si’.

Quello che la Chiesa propone è la difesa dei due principi, che secondo la nostra dottrina sociale vanno contemplati: c’è una priorità ed è quella di mettere il bene della persona prima del guadagno del profitto. La persona al centro dunque, con i suoi bisogni e le sue domande, con i timori e le necessità di ciascuno. L’altro è il sostegno al dialogo ad oltranza con tutti, con tutte le persone di buona volontà purché si porti avanti il bene dei popoli, particolarmente i più poveri e del Pianeta.

Grandi sono le domande che la pandemia ha sollecitato in tutti noi, soprattutto sulla responsabilità umana, sull’inquinamento in genere, sui cambiamenti climatici…

Come comitato per le Settimane Sociali dei Cattolici Italiani, stiamo preparando la Settimana sociale di Taranto  col tema “IL Pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro e futuro. #tuttoèconnesso” e quello che ci sta cuore è proprio un futuro degno della dignità della persona umana e della casa comune.

C’è anche realmente bisogno di ricostruire una capacità lavorativa che produca, particolarmente nelle zone più ferite del Sud, una rinascita, un rilancio del cammino, un rilancio della vita, e questa capacità lavorativa adesso non può essere pensata in termini di sfruttamento dell’ambiente, di sfruttamento dissennato delle risorse, come se queste risorse fossero infinite. Occorre istituire capacità lavorativa e qualità degli investimenti, particolarmente al Sud dove dovrebbe essere impiegato il 40% del Next generation Eu, che siano ecocompatibili; su questo si gioca il nostro futuro. Per tale ragione non basta la tecnica.

La Laudato si’ ci invita proprio ad una conversione culturale, a un cambiamento di mentalità, a un cambiamento di rotta; che quindi cambino gli stili di vita e che quindi cambino anche i modi di intendere lo sviluppo. Uno sviluppo che giustamente, se si ascolta il messaggio della Laudato si’, mette al centro il valore della persona e mette al centro, come abbiamo visto nel sinodo dell’Amazzonia, l’attenzione al grido della terra e al grido dei poveri in una prospettiva che il Papa chiama sociale, culturale, ecologica ed ecclesiale».

 + Mons. Filippo Santoro
Arcivescovo di Taranto

Presidente della Commissione Episcopale
Problemi sociali, lavoro, giustizia, pace e custodia del Creato

Custodire le nostre terre