Giovedì 18 aprile 2019

Discorso all’uscita della Vergine Addolorata

Cari fratelli e sorelle,

è Venerdì Santo e la chiesa di Taranto, nell’ora più buia, quella dell’arresto di Gesù, che ci viene raccontata nei Vangeli, ricorre alla protezione dell’Addolorata per non perderci sulla via del calvario, il calvario di ogni uomo e di ogni donna, ma per vivere la Pasqua, il passaggio e la redenzione.

Saluto il Padre Spirituale monsignor Emanuele Ferro e il commissario arcivescovile Giancarlo Roberti e con loro tutti i confratelli e le consorelle di questa venerabile confraternita dell’Addolorata e di San Domenico che ringrazio per la testimonianza di fede di questa lunga notte.

Madre Santa che cerchi il tuo Figlio e che stai sotto la croce di ciascuno di noi, a nome del popolo tarantino, qui sulla scalinata di san Domenico, ancora una volta voglio dirti grazie. Voglio accoglierti ringraziandoti, perché tu riesci farci venire tutti qui, a pregare. Ci sentiamo popolo soprattutto qui, su questo pendio e per tutto il venerdì santo. Appari così, trafitta dal dolore eppure il tuo pallore per noi è luce. È speranza, perché tu sei la piena di Grazia e il Signore è con te!

Sarebbe difficile senza il tuo aiuto trovare occasioni di così profonda comunione e di silenzio per Taranto. Lungo i secoli ti sei affacciata in momenti cupi e duri per la nostra storia, durante le guerre, durante la miseria di questa città, durante periodi di grande affanno politico e sociale. E anche oggi noi siamo qui sotto la tua immagine, aiutaci a non abbatterci in ogni tentazione. Incoraggiaci a volgerci indietro e guardare con gratitudine la mano di Dio che ci ha sempre portato oltre i pericoli, infondi in questa tua comunità un tenace attaccamento alla speranza. Dio non allontanerà la sua grazia da noi.

Tu stessa Madre Addolorata non ti chiudi nel dolore, ma come Chiesa intrepida, continui ad uscire per insegnare al popolo che nonostante il male, il male che ferisce il Signore, lentamente va avanti la pietà, l’affetto, la tenerezza.

Il mondo, infatti, non ricorda i volti di coloro che hanno composto la turba inferocita, quella che ha condannato e ucciso Gesù, ma ricorda il tuo e quello degli amici e delle amiche del Maestro.

Anche oggi noi siamo qui a presentarti il dolore del mondo, di Taranto, in particolare quello delle mamme per i nostri bambini e ragazzi morti, e sappiamo che tu ascolterai la preghiera, perché sei Tempio di quel Dio compassionevole e misericordioso.

C’è sempre una via d’uscita, c’è sempre un viottolo che porta discreto al sepolcro vuoto e al giardino della Resurrezione.

Persino nel rogo di Notre Dame di Parigi ho scorto la speranza in quella gente che ha vedeva distruggere la propria cattedrale, ma non la propria fede, infatti pregava e cantava a te Madre di Dio.

Tu vuoi raccontarci una storia, Madre buona, la tua storia, di quando ti sei fidata dell’angelo e hai concepito l’Eterno per opera dello Spirito. La storia della profezia di Simeone, del tuo esilio in Egitto, della tua intercessione a Cana di Galilea, del tuo diventare madre e sorella di Gesù per l’ascolto della Parola e non per la tua maternità fisica, la storia dei tuoi sette dolori che hanno forgiato la tua vita fin sotto la croce, fino all’ingresso del sepolcro. La storia del tuo raccogliere gli apostoli impauriti che nella preghiera hai reso anche loro perseveranti nell’attesa dello Spirito Consolatore. Sì madre, perché tu sei trafitta, ma sei la donna forte, forte della fede e vuoi insegnarlo anche a noi.

Più ci avviciniamo all’orbita del tuo cuore addolorato, più ci sembra percepire il coro delle preghiere più vicino ad esso, un coro di mamme per i loro figli, il coro degli ammalati, dei poveri, delle persone sole. Ognuno di noi ha una preghiera, sono tutte distinte e distintamente ascoltate.

Persino le case qui intorno e i vicoli sembrano invocarti nella prova, in attesa di risorgere. Ti sono note o madre tante situazioni di indigenza, di degrado, di delinquenza, della droga spacciata a cielo aperto e consumata in tanti angoli di Taranto vecchia e non solo qui. E poi quanto dolore , quanta sofferenza per disintossicarsi da questo cammino aperto dai mercanti di morte.

Chiedo anche di versare le tue lacrime nei cuori di tutti, perché ho l’impressione che il mondo stia smarrendo il senso della solidarietà, dell’accoglienza e della tolleranza, che non siamo più capaci di dialogare, di venirci incontro e di pensare al bene comune.

È vero che tante cose ci affligono, ma è pure vero che siamo qui e ti chiediamo di aiutarci, convinti e fiduciosi che non mancherai di soccorrerci.

Siamo duramente provati da tante emergenze, quelle dell’ ambiente inquinato, della salute , del lavoro, dell’azzardo che sono tanto più gravi quanto meno sono percepite. Siamo profondamente feriti, ma non siamo annullati.

Degnati benevolmente, o Maria, di esaudirci! Gesù ha riposto nelle tue mani tutti i tesori delle Sue grazie e delle Sue misericordie.

A Parigi, finite le fiamme e aperta la Cattedrale, si è sparsa la notizia  che la Croce nella Basilica, la Corona di spine, la tunica di san Luigi e la statua della Madonna, di Notre Dame, sono salve dal fuoco. Allora alcuni giovani  di loro iniziativa hanno cominciato a cantare: Nous Te saluons, couronnée d’étoiles, noi ti salutiamo coronata di stelle e anche i più lontani si sono uniti al loro coro. Proteggi i nostri giovani che sono il nostro presente e la nostra speranza. Che non abbiano ad emigrare per mancanza di lavoro e che siano i protagonisti della nostra rinascita.

E noi in questa notte, guardando alla Madre di Dio, Maria Santissima Addolorata chiediamo: “Confidiamo pienamente in te, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, e, oggi stesso, da te aspettiamo le sospirate grazie. E tu insegnaci l’obbedienza anche nel sacrificio e che la dignità non può essere mai venduta.

Ti invochiamo con il Beato Bartolo Longo:

Tu ci sarai conforto nell’ora di agonia, a te l’ultimo bacio della vita che si spegne. E l’ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti. Sii ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra ed in cielo”. Amen.

 

Santa Madre deh voi fate

che le piaghe del signore siano impresse nel mio cuore