domenica, 1 dicembre 2018 - Prima di avvento

Omelia per la riaperturadel Santuario della Madonna della Salute

Sia gioia a te piena di grazia, il Signore è con te!
Sia gioia a te Chiesa di Taranto il Signore è con te.

Vorrei che rimanesse impressa nel cuore, nella mente e nella volontà di ciascuno, in questa storica giornata, la parola dell’Arcangelo Gabriele alla Vergine Santa, raccontataci nel bellissimo brano del vangelo di Luca or ora ascoltato. Dobbiamo ricordarci che la prima parola che è risuonata in questo santuario dopo tanti anni di chiusura è questa: «sia gioia a te», «rallegrati».
È l’inizio del compimento della storia della salvezza, quando ad una vergine di nome Maria, nel silenzio e nell’umiltà della sua casa, lo Spirito di Dio stende la sua ombra potente. È il nuovo fidanzamento di Dio con l’umanità, dove viene annunziata la nascita del Verbo, concepito nel seno verginale di una fanciulla. Ella si fida e accoglie quel «non temere», in preghiera, con l’umiltà dei piccoli, con la gioia dei santi che si abbandonano alla Provvidenza. È la storia vera di una libertà donata, dell’Onnipotente che guarda all’umile e lo rende beato. La Madre di Dio all’angelo chiede solo luce, non si lamenta, non avanza pretese, non chiede garanzie, nulla in cambio è richiesto al messaggero di Dio ma solo «come avverrà tutto quello che mi stai annunziando?». Dopo il turbamento della parola «piena di grazia», ella parla con l’arcangelo in semplicità  lasciando presagire a tutto il popolo santo il suo ruolo di nostra avvocata.
È così che anche oggi risuona qui, nel restaurato tempio della Madonna della Salute, il santuario di questa città,  la lapidaria frase, speranza di chi crede, e cioè che «nulla è impossibile a Dio!».
Oggi la Provvidenza ci da un nuovo inizio e gli inizi sono segni di fiducia, di ripresa. Abbiamo detto tante volte che “Taranto vecchia” è il luogo simbolo da dove parte la riconciliazione per il nostro futuro per le nuove generazioni, il risanamento che parte dalla conoscenza e la valorizzazione delle nostre radici, dall’assunzione delle responsabilità delle scelte sbagliate, della presa di coscienza della scarsa lungimiranza, il segno che si può risorgere dalla proprie ceneri. Per questo alla vergine Maria chiedo, con la coscienza, di un pellegrino, di un vescovo pellegrino, presso il suo altare, di dare ai tarantini la gioia di riscoprirsi una città riconciliata con l’ambizione di ricostruire, di continuare a crescere, come città nuova intorno a quella antica. Anche l’arcidiocesi in passato ha accarezzato l’idea di lasciare l’Isola per dotarsi di uffici più efficienti, più facilmente raggiungibili, ma i miei predecessori hanno desistito e hanno fatto bene, restaurando e credendo nelle potenzialità di questi luoghi, nonostante la strada per il risanamento sia ancora lunga e ancora fumosa.  Oggi sono a confermare una presenza ecclesiale che nell’Isola con l’aiuto del Signore, non verrà mai meno.
Si può reagire ad ogni difficoltà, la fede ci dona la possibilità di trasformare ogni ostacolo anche imponente, in occasione per la nostra salvezza. Da questo luogo di culto vorrei che ripartisse con vigore la responsabilità comune per un’immagine diversa di Taranto. Taranto non è in agonia! Ha gravi problemi, ma non è in agonia. Taranto continua ad essere una terra benedetta con germogli di bene e di futuro. Dobbiamo denunciare i mali, ma, allo stesso tempo, costruire la vita.

Quando il 5 gennaio del 2012 venni a Taranto su un mare burrascoso, nella concattedrale alle fine della messa dell’inizio del  mio ministero, l’icona della Madonna della Salute avanzò verso di me per la venerazione. Mi innamorai di questa immagine meravigliosa. Non immaginavo che il tema della salute, dopo pochi mesi, avrebbe dimorato stabilmente in ogni mia preghiera, in ogni intervento pubblico e privato, in ogni predicazione insieme con il lavoro. Potete immaginare la mia trepidazione nel voler inaugurare questo santuario.
L’eloquenza di questo titolo mariano viene a noi con la sua forza e la sua profezia, in una terra piena di contraddizioni ma che vuole rialzarsi.  Riaprendo questa magnifica chiesa, come già ho avuto modo di dirvi, sento di comunicare a tutti una mia intima preghiera, che prende le mosse da colei che viene invocata quale Vergine della Sanità, dove sanità indica anche in un certo qual modo, l’integrità, l’unità e non la frammentarietà e la dispersione, perché ciò per cui prego è che Taranto inizi una stagione di comunione, di riconciliazione: sento il bisogno di parteciparvi questa mia intenzione, questa mia insistente preghiera, di rendere ai nostri figli un tessuto sociale solido e credibile e non sfilacciato.

In questi mesi tanti mi hanno avvicinato per chiedermi della riapertura di questo luogo di culto, ma nessuno mi ha chiesto se avessi bisogno di qualcosa per riaprire: anche questo atteggiamento deve cambiare nella nostra città. Per arrivare a questo giorno, a Taranto diremmo, e passatemi l’espressione: «altro che giro dei sepolcri!» ho girato con i miei collaboratori tra Ministeri, la Regione Puglia ed enti pubblici e negli uffici della Cei. Non ci viene calato tutto dall’alto, dobbiamo rimboccarci le maniche e partecipare attivamente ai cambiamenti. In questo santuario ora mancano tante cose, le nicchie dei santi sono vuote, come  le specchiature dei quadri, la suppellettile sacra che è andata distrutta o dispersa ora va riacquistata; servono tante risorse. Credo che sia giusto adesso coinvolgere l’intera nostra comunità per il completamento, perché questo luogo è nostro, è di tutti noi, perché l’affezione a questo luogo sia concreta e non solo sentimentale o nostalgica.
Mi ha convinto di ciò un gesto spontaneo delle detenute della casa circondariale di Taranto che si sono offerte di confezionare le tovaglie necessarie per gli altari. Credo che un tale atto d’amore per questo luogo, per la Vergine Maria, innestato nel processo di redenzione e di recupero di queste nostre sorelle, non abbia bisogno di nessun commento ma comunichi da solo la pregnanza di un grande significato.
Questo santuario, il santuario mariano di Taranto, lo indico a voi come luogo in cui i sacerdoti, a cominciare dal Capitolo metropolitano, saranno disponibili in maniera speciale per  coloro che vogliono vivere il sacramento del ritorno a Dio, ovvero della Confessione, della Riconciliazione. Dal cuore della città vecchia questo luogo rinasce per sviluppare la fede e la cultura dell’incontro. Oltre ai momenti spirituali provvederemo col tempo a momenti educativi e culturali. La fede del popolo mi ha spinto a restaurare questo tempio; ora è affidato al cuore e alla responsabilità della nostra gente che deve portare avanti questo progetto.
La nostra cura, la nostra guarigione comincia dallo sguardo. Guardiamo ora per qualche momento l’icona della Madonna della Salute perché i nostri occhi si aprano alla contemplazione della bellezza di Dio.
Innanzitutto le scritte  «MP – Q stanno per «Méter Theoù» che significano Madre di Dio, in questo titolo meraviglioso è racchiuso l’incontro della natura umana con quella divina. Guardando Lei cominciamo a godere dell’amicizia di Dio per l’uomo: Dio ha tanto amato il mondo da donarci suo Figlio.
Sulla fronte della Vergine è segnata la croce: ella è associata alla croce di Gesù, se dall’Arcangelo Gabriele l’è stata annunziata la sua maternità divina, dalle labbra del figlio in croce ella è diventata Madre della Chiesa. Immacolata e addolorata, la Madonna è presente sotto la croce di ogni uomo!
Sulla spalla destra porta una stella, che è  segno delle celesti speranze. È la stella che precede l’aurora, la Vergine Maria è colei che i padri hanno visto quale compimento del protovangelo del libro della Genesi: Maria è la donna che schiaccia la testa al serpente, che sconfigge per grazia di Dio, per la sua discendenza, il nemico della salvezza dell’uomo.
La mani incrociate sotto il Bambino Gesù, che è la Grazia per il mondo, sembrano descrivere la Madre di Dio con l’antico titolo di Mediatrice di grazie.
Ma il particolare più commovente è quel fazzoletto che pende dalle mani della Madonna, madre nostra. Lei pronta a correre in aiuto delle nostre lacrime, a tergere il dolore dai nostri volti, è la mamma che ci assiste nell’ora della prova. Maria è l’icona della tenerezza di Dio per noi per la nostra città di Taranto, per la nostra Diocesi.
Lei non ci dona una vaga consolazione, ma compie quel gesto che ogni uomo di fede si aspetta, quello promesso nell’Apocalisse quando vengono  annunciati cieli nuovi e terra nuova.

«Egli asciugherà ogni lacrima dai nostri occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate». Ed è bello che il santuario riapra oggi nella prima domenica d’Avvento così che possiamo da qui celebrare la venuta certa di Dio: sì vieni Signore Gesù, vieni a noi per Maria!

Sia gioia a te Chiesa di Taranto! Il Signore è con te!