Presentazione del volume

Introduzione

«Venite, benedetti del Padre mio» (Mt 25,34): il Signore nel Vangelo ci dice che sono queste le parole con cui egli accoglierà nel suo Regno quanti hanno compiuto un’opera buona per i suoi “fratelli più piccoli”. In questo lungo elenco di uomini giusti non possiamo non ricordare i tanti ministri di Dio che si sono spesi per il gregge loro affidato dal Buon Pastore. A essi è dedicato questo volume, che scaturisce da una passione storica e, nello stesso tempo, da una motivazione squisitamente spirituale.

Si tratta di un lavoro di sintesi, nel quale sono confluiti i dati disseminati in alcuni Fondi del nostro Archivio Storico Diocesano (Fondo Acta Patrimonialia, Fondo Arcivescovi, Fondo Clero), nella Rivista Diocesana di Taranto, nel Necrologio manoscritto, in alcuni Archivi Parrocchiali e di altre Diocesi e nel prezioso volume Nella Liturgia del Cielo dell’Arcivescovo Guglielmo Motolese.

Le coordinate temporali sono state date dal Registro 1° delle Sacre Ordinazioni e dal già menzionato Necrologio manoscritto. Il Registro 1° delle Sacre Ordinazioni è il primo testo che raccoglie in modo piuttosto ordinato, specificando la data, il luogo e l’Ordinante, quasi tutte le Ordinazioni Generali o extra tempora che venivano celebrate. Si è deciso di utilizzare questo testo come punto di partenza non solo perché il presunto “Registro Ø” risulta essere più scarno nelle informazioni (e di difficile consultazione a motivo dello stato di conservazione), ma anche perché fra i due vi è un vuoto di alcuni anni che difficilmente si sarebbe riuscito a colmare con la stessa precisione di dati forniti appunto dal Registro 1°. In verità si è constatato che anche questo volume, come pure il Registro 2°, contiene qualche imprecisione e talvolta persino delle grosse lacune.

Tuttavia il punto di partenza era in principio i presbiteri ordinati dal 1835, ovvero dall’inizio dell’episcopato dell’Arcivescovo Blundo, fino ai nostri giorni.

Per completare le informazioni, l’altra coordinata temporale è stata data dal Necrologio manoscritto, felice intuizione dell’Arcivescovo Pietro Alfonso Jorio che ne volle la compilazione (purtroppo anche in questa fonte vi è quasi un vuoto di circa 12 anni dovuti al fatto che il Presbitero preposto in quel periodo alla stesura dei necrologi non ne aveva compreso la preziosità). Il Necrologio ebbe senza dubbio il grande merito di perpetuare la memoria dei Sacerdoti defunti ma contribuì anche, in qualche modo, a sfaldare una sorta di concezione di clero diviso in caste: sopra tutti vi era il Clero della Città (sic!) anch’esso a sua volta suddiviso a seconda delle mansioni nel mastodontico Capitolo Metropolitano; poi vi erano, quasi in un mondo a parte, il clero dei Capitoli Collegiali di Grottaglie, figlia primogenita dell’Arcidiocesi, e di Martina Franca che per la ricchezza di clero avrebbe potuto da sola, oggi, sostenere un’intera diocesi; infine vi era il clero delle restanti parrocchie della Arcidiocesi. Il Necrologio dopo i primi passi incerti (si continuava a registrare unicamente il clero cittadino con qualche sporadico accenno ad altri confratelli) ha tramandato la memoria anche di tanti sacerdoti ordinati prima del 1835 e per i quali, quindi, è stato necessario allargare le ricerche.

Da questa sintesi sono state ricavate 645 schede riferentesi ad altrettanti Sacerdoti che hanno servito Cristo in questa sua Santa Chiesa che è in Taranto (sono inclusi anche i nostri Arcivescovi e i presbiteri elevati all’episcopato). Per molti è stato possibile ricostruire, anche in modo dettagliato, il susseguirsi degli incarichi ricoperti; per altri, invece, sarebbe stato necessario un lavoro ancora più lungo e approfondito; ma non era questo l’intento della presente pubblicazione. Ho desiderato tracciare un solco, storicamente certo, nel quale altri più tenaci potranno porsi per la ricostruzione della vita non solo dei sacerdoti ma anche delle nostre comunità e della Arcidiocesi. Nel riportare gli incarichi ho utilizzato la terminologia del tempo (ad esempio il Prefetto di Confraternita non è altro che il Padre Spirituale) non solo in ossequio al dato storico ma anche per stimolare, in qualche modo, nel lettore un desiderio di ricerca e approfondimento. Ho fatto una piccola “forzatura” nell’attribuire, indistintamente, a tutti i Canonici del Capitolo Metropolitano il titolo di Monsignore, privilegio che verrà loro concesso a partire dal 1924, fino ad allora venivano appellati Abati.

Dietro il susseguirsi di date ci sono le vite di tanti uomini che con generosità hanno risposto alla chiamata del Maestro. Storie di donazione ed entusiasmo, di sacrifici e sofferenze. Vite talvolta terminate nel fiore della gioventù (un Confratello, ad esempio, morì dopo solo 16 giorni dall’ordinazione) e altre invece protratte fin dopo il secolo (solo da qualche mese è partito per l’eternità mons. Antonio Corrente alla veneranda età di 103 anni). Vite nascoste e umili e altre piene di vicissitudini e clamore (un Confratello si arruolò persino tra i garibaldini ma poi ritornò sulla retta via…). Vite di obbedienza oblativa e di sofferte incomprensioni. Vite di estrema donazione nell’epidemia del colera del 1886 e di dotti uomini di cultura. Vite di perfezione cristiana e di conversione. Vite di sacerdoti che prima di me hanno lavorato in questa vigna.

Ero giovanissimo seminarista a Poggio Galeso quando l’Arcivescovo Guglielmo Motolese pubblicò il libro Nella Liturgia del Cielo e mi colpì subito la citazione posta in seconda di copertina: “Ricordatevi delle vostre guide, che vi annunziarono la parola di Dio, e, considerando la fine della loro vita, imitatene la fede” (Eb 13,7).

Quindi, gratitudine per questi Confratelli! Se come Chiesa locale siamo quel che siamo lo dobbiamo anche a loro.

Questo sentimento mi spinge subito a un sincero atto di umiltà: collaborare per continuare il lavoro iniziato da altri e che altri ancora porteranno a termine. Ricordare i Confratelli defunti per ricordare che anch’io un giorno sarò fra di loro: questo pensiero salutare della morte innalza a riflessioni di essenzialità.

Un ultimo pensiero vorrei rivolgerlo, sebbene non abbia riportato i loro nomi, a quei sacerdoti defunti del nostro presbiterio che, ad un certo punto, decisero di percorrere altre strade lasciando il ministero, anch’essi fecero la storia della nostra Chiesa diocesana, anch’essi nei misteriosi piani di Dio collaborarono alla stessa causa, li affido alla infinita misericordia di Dio che conosce i segreti del nostro cuore. Infine, in appendice ho riportato le schede di tre nostri Seminaristi che morirono mentre erano protesi verso la sospirata meta del sacerdozio: la loro giovinezza rifiorisca accanto a Dio nella gloria, la loro preghiera ci assicuri numerose e sante vocazioni secondo il cuore di Cristo!

Prima di concludere desidero ringraziare quanti, chierici e laici, mi hanno collaborato in questo lavoro comprendendone pienamente non solo il valore storico ma anche e soprattutto il messaggio spirituale: il buon Dio li ricompensi!

Amo pensare che quanti poseranno il loro sguardo su questi nomi lo faranno quasi a dare un abbraccio a questi nostri fratelli dai quali chiediamo una benedicente preghiera per la nostra amata Chiesa di Cristo che è in Taranto, perché tutti insieme un giorno possiamo ritrovarci nella liturgia del Cielo.

sac. Andrea Casarano