Signor Sindaco,
è bello ritrovarsi per compiere questo gesto di affidamento di San Cataldo alla città di Taranto, rinnovando il desiderio di camminare insieme a cui il Santo Padre Francesco ci sta spronando nel vivere la comunione fraterna e la condivisione del cammino che è il segno della presenza viva di Gesù in mezzo al suo popolo.
La Parola di Dio che abbiamo ascoltato è un frammento meraviglioso della preghiera sacerdotale di Gesù che desidera presentare al Padre il volto dei suoi amici e anche di tutti coloro che crederanno alla Parola.
Fra di essi ci siamo da sempre anche noi, cristiani del nostro tempo, di questa Città, di questa Arcidiocesi.
Siamo oggetto della preghiera di Gesù che ci precede nella chiamata e, nell’amore e nell’invito a seguirlo.
Con il gesto de “’U Pregge” noi, ancora una volta, comunità ecclesiale, desideriamo metterci in ascolto di questa città, così come il Papa ci ha chiesto. Vogliamo ascoltare tutti, specie coloro che sono lontani, dare voce a chi non ce l’ha.
Affido a lei il simulacro e i suoi tesori perché appaia in maniera inequivocabile che il vero tesoro a lei affidato è il ministero della cura e della custodia della nostra comunità cittadina.
Il patrono della città è il protettore della medesima; ci invita a custodire, ad interessarci, ci educa all’attenzione, a prenderci cura.
Così come il pastore buono prende su di sé gli agnellini più gracili, così anche noi oggi lo facciamo in questa festa con lo spirito della cura delle persone, della terra, del mare, della cura della casa comune San Cataldo ci apre gli occhi su Gesù, nostro Buon Pastore ed amico e ci fa aprire gli occhi sulle necessità dei poveri, degli ammalati, delle giovani generazioni.
San Cataldo ci insegna ogni anno che davanti a noi c’è un mare da solcare: è una metafora avvincente della vita e delle sue opportunità.
Si dice che il mare agitato abbia fatto grandi i marinai, e noi tarantini raramente conosciamo cos’è la bonaccia.
Continuiamo a non scoraggiarci, a prendere forza e vigore per il futuro.
Gli studenti nella Giornata cataldiana della scuola sono venuti a lasciare in cattedrale, sotto un ulivo simbolo delle terre che si affacciano sul Mediterraneo, una barchetta di carta alla quale hanno affidato un pensiero sulla pace e l’accoglienza, un piccolo segno per parlare di pace e di accoglienza.
Una barchetta di carta non può reggere alla potenza delle onde, ma una coscienza retta e nuova quale quella che dobbiamo formare nei nostri giovani può far ritornare il nostro mare e la nostra terra ad essere un luogo di approdo sicuro.
San Cataldo continui ad insegnarci il valore del dialogo; un dialogo che in questi anni ha mostrato i suoi frutti anche fra la diocesi e le amministrazioni comunali che si sono succedute: questa nostra relazione propositiva rientra nell’esercizio concreto della pace e della fratellanza, un esempio che parte dal nostro piccolo angolo di Puglia.
Come saprà sono stato pellegrino di pace in Ucraina. Ho toccato con mano nei giorni scorsi a Kiev ciò che accade lì dove il dialogo non riesce a decollare: si fa esperienza della distruzione, del fragore delle bombe, della miseria e dell’oscuramento del futuro.
In Ucraina ho capito ancora meglio quale grande responsabilità abbiamo e perché, senza cedere alla disillusione, dobbiamo continuare a lavorare per il progresso umano, per la pace, l’uguaglianza e, noi tarantini lo sappiamo bene, per il diritto alla salute, al lavoro degno, per la salvaguardia dell’ambiente.
San Cataldo è Taranto insieme a tutti i paesi della sua diocesi e soprattutto insieme al suo cuore, ovvero Taranto vecchia.
Dieci anni fa avevo lanciato l’appello di ricominciare nella ricostruzione di Taranto dalla Città vecchia. Sono felice che il nostro appello abbia trovato sponda e maturazione per la ricostruzione dell’Isola; vedo infatti aperti tanti cantieri e tante opere.
Prioritaria resta la ricostruzione del tessuto sociale, la cura di chi abita quei vicoli tanto suggestivi quanto da troppo tempo abbandonati
Sindaco, la mia benedizione è che si riesca a portare tutto a compimento dando esempio di alacrità, di dedizione, di responsabilità e di serietà rispetto a una città che merita questo e altro.
In questi giorni stiamo restituendo alla comunità opere importanti che hanno riguardato la nostra cattedrale, le sue facciate, ambienti antichi, così come abbiamo già fatto per altre chiese dell’Isola, ma quello che imploro al nostro Santo è la profezia di poter guardare a ben altri cantieri e a ben altre opere. Saniamo insieme la piaga della dispersione scolastica, non chiudiamo gli occhi di fronte al problema della droga, del suo traffico e del suo spaccio. Offriamo un’educazione di qualità.
Qui ci sono tutte le massime autorità che ringrazio perché per la solennità di San Cataldo fate splendere questa città.
A voi chiedo senza mezzi termini di continuare a spendervi, non per soluzioni contenitive o arginanti del degrado dell’illegalità, ma per accelerare con ogni mezzo lo sradicamento di mali che sono come massi legati alle caviglie della rinascita.
Ne abbiamo il dovere.
San Cataldo ce lo chiede ma, soprattutto, ce lo chiedono i nostri figli per i quali non abbiamo il diritto di ipotecare il futuro.
Eccoci vescovo Cataldo, nel nome di Cristo, benedici questa città; aiutaci a sperare, ad amare, a camminare insieme.
Che la preghiera del Signore che tutti diventiamo perfetti nell’unità sia già un’esperienza autentica da questa sera.
A lei Sindaco per tutti i Tarantini buona festa patronale.