Desidero far giungere a ciascuno il mio messaggio augurale di buon anno. Mi piace farlo mentre mi accingo a raggiungere Sotto il Monte, in provincia di Bergamo, paese natale di Papa Giovanni XXIII, santo dei nostri giorni, per partecipare alla 50esima Marcia per la Pace, mentre il 1 gennaio celebreremo la 51esima Giornata Mondiale della Pace sul tema “Migranti e Rifugiati: uomini e donne in cerca di pace”.
Vorrei che sentiste tutti il grande respiro della Chiesa, che nella misericordia, come dice Papa Francesco nel suo messaggio, cerca di abbracciare ogni uomo, specie quelli che soffrono e che fuggono da persecuzione, guerra, fame e morte.
Ci auguriamo una pace che accoglie e che abbraccia: «chi è animato da questo sguardo – dice il papa – sarà in grado di riconoscere i germogli di pace che già stanno spuntando e si prenderà cura della loro crescita. Trasformerà così in cantieri di pace le nostre città, spesso divise e polarizzate da conflitti».
La pace è si un dono di Dio ma ha bisogno dei suoi “costruttori”. Tutti dobbiamo esserne operatori. L’idea di edificare città di pace deve accompagnare i propositi dell’anno che viene.
Porto in questa marcia, con tanti giovani provenienti da tutta l’Italia, l’intenzione di rafforzare la comunione nella mia città, manifestando il mio sostegno a tutti coloro che vorranno battersi per essa praticando i ponti del dialogo e del confronto. Taranto è sì la Città dei Due Mari ma anche dei tre ponti, è come se strutturalmente raccontasse lo sforzo sempre maggiore di riunire, di collegare di raccordare, non di spartire, di separare di fronteggiare. Non dobbiamo scoraggiarci mai. Oggi il nostro quarto ponte potrebbe essere quel protocollo d’intesa, di programma, auspicato dal nostro sindaco Melucci, per rendere maggiori garanzie in questo cammino del Governo e delle forze locali per cominciare a colmare il debito ecologico, per usare un termine dell’enciclica Laudato Si’, che l’Italia ha con la Città di Taranto. Avanti nel dialogo franco e raccoglieremo buoni frutti.
L’augurio è che la parole che pronunciamo siano inverate dai fatti e siano così credibili, non solo per quello che riusciremo a fare in opere, seppur importanti, ma nel tessuto di comunione, di unità che, superando la logica individualista, ci porterà al raggiungimento dei nostri obiettivi. Buon Anno a tutti
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